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martedì 27 dicembre 2011

Convegni, seminari & Co.

2005
Presentazione del libro "Narciso siamo noi" (Cantelmi T. e Orlando F., ed. San Paolo, 2005), presso la Comunità Juniores, Società San Paolo - Via Alessandro Severo, 58 (vicino Metro S. Paolo)
ore 21,00




2009

Roma 27 maggio 2009 ore 18:00
Nobile Collegio Chimico e Farmaceutico San Lorenzo in Miranda
via In Miranda 10 - Roma (Fori Imperiali, Metro B fermata Colosseo)

Presentazione del libro:
"L'immaginario prigioniero.
Come educare i nostri figli a un uso creativo e responsabile delle nuove tecnologie"
Autori:
Maria Rita Parsi - Tonino Cantelmi - Francesca Orlando
Oscar Mondadori

Dibattito:
Roberta Angelilli (Parlamento Europeo) - Dorina Bianchi (Comm. Igiene e Sanità, Senato)
Cesare Cursi (Osservatorio Sanità, Senato) Stefano De Lillo (Comm. Igiene e Sanità, Senato)
Domenico Di Virgilio (Comm. Affari Sociali, Camera dei Deputati) - Gabriele Mori (Fondazione Villa Maraini), Maria Rita Munizzi (MOIGE) - Angelo Maria Petroni (Università di Roma La Sapienza)
Vincenzo Saraceni (AMCI) - Federico Bianchi Di Castelbianco (Istituto di Ortofonologia)
Conclusioni: Maria Rita Parsi - Tonino Cantelmi
Moderatori: Antonio Gaspari (Zenit)  - Margherita De Bac (Corriere della Sera)
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Dopo il dibattito seguirà un rinfresco
INGRESSO GRATUITO - PRENOTAZIONE OBBLIGATORIA
giorgiavinci@yahoo.it
3314634451

 2010
LA FATICA DI AMARE - Cineforum con dibattito
L'amore è uno dei temi più celebrati dalla narrazione di tutti i tempi. Strettamente legato al nostro e irrinunciabile desiderio di essere felici, l'amore vero non è mai facile.
Con questo iniziale ciclo fatto di film, si parlerà delle difficoltà di amare legate all'interiorità (Lars, una ragazza tutta sua), alle avverse situazioni sociali (Cinderella Man), ed infine all'interno di una relazione coniugale (Il velo dipinto).

Lars, e una ragazza tutta sua
Regia di Craig Gillespie, 2007 (Ryan Gosling ed Emily Mortimer). L'amore fa soffrire. Ma è la cosa più giusta da fare. E quando facciamo la cosa giusta, nonostante ci faccia soffrire, è solo allora che siamo diventati uomini.    Con il commento di Francesca Orlando, psicologa psicoterapeuta. Venerdi 26 marzo 2010

Cinderella Man
Regia di Ron Haward, 2005 (Russel Crowe e Renèe Zellweger). Un film che è molto di più di una storia di boxe. Per Jim Braddock, la moglie e i figli sono la fonte più autentica del suo coraggio. Il protagonista è un eroe dell'amore per questo diventa un eroe del ring. Con il commento di Alessandra Caneva, scrittrice, soggettista televisiva. Venerdi 23 aprile 2010

Il velo dipinto
Regia di John Curran, 2006 (Edward Norton e Naomi Watts). La storia mostra come l'amore coniugale può rinascere anche quando si pensa di non avere più nulla in comune. E invece si possono scoprire nell'altra persona cose che non ci saremmo mai aspettati di trovare e viceversa. Basta s-velarsi e trovare la strada del perdono reciproco. Con il commento di Marco Quintiliani, psichiatra.  Venerdi 28 maggio 2010

RESIDENZA VILLA DELLE PALME, LUNGOTEVERE DELLE ARMI, 12
Recensione "Lars, e una ragazza tutta sua" (Regia C.Gillespie, 2007)

Lars è un trentenne che vive in un paesino innevato e sperduto del Wisconsin.
Teme i rapporti interpersonali, specialmente quelli con il genere femminile, e conduce una vita piuttosto abitudinaria. Frequenta la chiesa del paese, lavora in ufficio e vive da solo in un garage adibito ad appartamento, accanto alla casa di famiglia dove vivono il fratello Gus e sua moglie Karin, che aspetta un bambino.
Lars è molto timido, chiraptofobico (con la fobia di essere toccato) e sociofobico, disturbo che lo porta a schivare anche i rapporti con i familiari dai quali si difende indossando sempre una copertina azzurra, ciò che gli rimane della mamma morta di parto. il comportamento evitante di Lars, inoltre, si manifesta con la tendenza a strizzare gli occhi per indicare il disagio nei rapporti interpersonali, dei quali non riesce a sostenere nè lo sguardo nè il contatto fisico.
Nelo suo desiderio di essere trattato come gli altri, un giorno Lars acquista via Internet una bambola di silicone, dalle dimensioni e dalle fattezze umane. La presenta al fratello come la sua ragazza, comportandosi con lei proprio come se fosse vera.
Ha inizio la nuova vita di Lars che si identifica nella bambola. Bianca rappresenta il prototipo di normalità che p sempre stata richiesta a Lars, e nella costruzione del paradosso Lars costruisce la sua realtà. Bianca è lars, il piccolo Lars che non parla, che deve essere vestito, curato e allevato. E' la proiezione di tutti i suoi pensieri e di tutte le sue esperienze. Ma Bianca è anche l'esaltazione del rapporto con gli oggetti, che tutti gli abitanti della comunità hanno. In particolare quelli del posto di lavoro: si comunica con gli oggetti: i pupazzetti e l'orsacchiotto, sono parte di un sè ancora legato a una visione ideologica infantile, simbiotica ed egocentrica, che fatica ad abbandonare l'oggetto per lasciar posto a una persona in carne e ossa.
L'oggetto transizionale, carico di investimento affettivo, allontana e avvicina nello stesso tempo, creando uno spazio di sicurezza che fa da ponte tra la nostra interiorità e il mondo esterno. Quel ponte che spesso è ripreso tra una scena e l'altra. Un ponte di ferro, freddo e coperto di neve, quasi a simboleggiare il coneglamento affettivo e comunicativo di tutto il paese e in particolare di Lars.
Dapprima Karin, poi la dottoressa si interessano al problema di Lars. La maternità di Lars e la professionalità del medico abbracciano una terapia basata sull'accoglienza e sulla cura, ancor prima che se ne faccia carico la comunità. E con l'aiuto del parroco, la comunità decide di accogliere Bianca in tutte le loro vite. All'inizio, la gente stenta ad accoglierla, la chiamano "il vitello d'oro", ma c'è chi invita a riflettere su quanti Lars e quante Bianca sono nascosti in loro: Sally ha un cugino che mette i vestitini ai gatti, Esel ha il nipote che sovvenziona un'associazione di fanatici degli ufo e la moglie di Arny era cleptomane. Nessuno scagli la prima pietra: è il monito da seguire.
Bianca partecipa così al volontariato, alle funzioni religiose, a quelle scolastiche stravolgendo le coscienze di tuttie mettendo in moto le loro emozioni congelate. I volontari, i cittadini, le signore del paese si fanno tutti carico della nuova presenza, senza giudicare la "diversità" di Lars e diventando mediatori di un difficile passaggio esistenziale.
Ma analizziamo la storia più da vicino.
La madre di Lars è morta di parto dando alla luce il bambino. Il padre cresce da solo i due figli e si ammala, in breve tempo, di depressione. Gus appena può decide di andare via da casa, lasciando Lars a casa col padre. Alla morte di quest'ultimo, i due fratelli si trasferiscono nella casa di famiglia, ma Lars decide di vivere nel garage. Ci sono pochi momenti in cui si parla del padre. Durante una cena in famiglia, Lars ricorda che il apdre non voleva avere nessuno intorno. Rispetto a lui, e questa è la differenza, Lars invece vorrebbepoter avere qualcuno vicino, ma si sente impossibilitato a farlo. E si difende. I legami profondi sono mortiferi per lui e la morte della madre, di cui si sente colpevole, ne sono una testimonianza. Lars non vuole legarsi a qualcuno per non finire in un rapporto profondo che lo farebbe morire un'altra volta.
Sua cognata Karin è una ragazza molto dolce e sensibile, che capisce subito il disagio di Lars e cerca di coinvolgere anche il fratello. Quando lars presenta Bianca alla famiglia, l'umorismo si mescola allo sgomento. Ma su iniziativa di Karin si decide di far visitare Bianca dalla dottoressa, che intraprende con Lars una terapia settimanale, volta a conoscerlo attraverso la sua bambola. La dottoressa  spiega a Karin e Gus che Lars sta vivendo una realtà distorta. Indaga sugli ultimi avvenimenti e l'arrivo del bambino sembra essere l'effetto scatenante, che rievoca qualcosa di forte (nascita di Lars=morte della madre). Alle preoccupazioni della famiglia, la dottoressa risponde che "non è sempre un fatto negativo ciò che chiamiamo malattia mentale. Può anche essere un modo per comunicare, per elaborare qualcosa e finirà quando Lars non ne avrà più bisogno"...."Se Bianca è qui, c'è una ragione". Bianca apre il dialogo a tutti, in Lars ma anche in Gus e nella comunità.
Nelle sedute con la dottoressa, Lars proietta la sua storia su Bianca. Racconta che la ragazza perse i genitori quando era bambina, ma che lei non ha amato piangersi addosso "vuole solo sentirsi normale ed essere trattata normalmente". Quando la dottoressa chiede che parli Lars, lui risponde con una battuta e si rinchiude in sè.
Il problema del contatto viene affrontato in maniera affascinante e...toccante: egli dice che "non tutti amano essere abbracciati, non lo sopportano". Lui vive il contatto come un ustione, un intorpidimento e succede con tutti tranne che con Bianca. Non ama farsi toccare da nessuno e vive ugualmente bene, perchè il calore umano se lo procura vestendosi di più (mostra un paio di maglie sotto la camicia).
La dottoressa prova così a curarlo con la terapia del contatto, attraverso la sensibilizzazione; ma quando Lars si sente toccare sul collo, scatta improvvisamente in un'espressione evidente di dolore e forte disagio.
Quando si affronta il tema della maternità, Lars cerca di nascondere qualsiasi emozione, è un argomento che lo tocca da vicino e, come tutti i contatti, fa male. Lars comincia così ad avere un attacco di panico nel parlare dei rischi legati al parto, rievocando fisicamente e psicologicamente l'evento traumatico di cui prota dentro i segni. Fa troppo male, non è ancora pronto.
La vita continua e Bianca è diventata preziosa per tutti, lars comincia a guardare la realtà come da un finestrino e vede cose che prima non vedeva. La sua collega Margot, segretamente innamorata di lui, frequenta un altro collega e Lars comincia a sentire un fastidio che non verbalizza ma che manifesta in alcuni comportamenti. Inizia una nuova fase nel rapporto con Bianca, che non è più un fatto privato mostrato agli altri e che può essere condotto personalmente, è diventata ora un fatto pubblico, comune da condividere con gli altri, una proiezione comune che gli altri si devono spartire. Lars non sopporta l'uso che la comunità sta facendo di lei e sente che qualcosa gli sta fuggendo dalle mani, teme l'abbandono e si sente in pericolo. Mentre sfoga la sua rabbia tagliando la legna, pensa "come si sentirebbe se la lasciassi a casa, che reazione potrebbe avere se l'abbandonassi in questo modo? Le persone sono tutte uguali, a loro non importa niente". Karin che accoglie questo sfogo, reagisce in modo violento perchè considera Lars un ingrato che non comprende il sacrificio di nessuno. A casa riflette su quanto accaduto e decide di occuparsene da solo d'ora in poi.
E' qui che comincia la fase di rigetto di Bianca, con cui Lars litiga in modo violento. E' il momento del passaggio che crea ansia e scombussolamento. Chiede allora spiegazioni a Gus "come hai scoperto che eri diventato un uomo?". La trasformazione di Lars sta avvendendo: dalla fase simbiotica e infantile, legata agli oggetti a quella più matura e adulta. Gus non sa come spiegarlo e sa solo rispondere questo "non è così netto il passaggio, ti senti un bambino e poi cominci a decidere su cosa è giusto o sbagliato, ma non per te, per tutti...anche se fa male". Davanti alla lavatrice, Gus parla del padre:"non era tenuto a crescere due figli da solo, poteva lasciarci in orfanotrofio...lui ci amava, ha cercato di fare quello che per lui era giusto, ma non sapeva come perchè aveva il cuore spezzato...", elaborando così il suo vissuto personale e quello paterno. E rivolgendosi a Lars:" non avrei dovuto lasciarti da solo con lui, era troppo depresso, io ero molto spaventato e così sono fuggito lontano, sono stato un egoista e me ne dispiace". Lars accoglie la confessione di Gus e i ruoli sembrano ribaltati.
Comincia a sentirsi grande Lars, quando aiuta Margot a ritrovare il suo orsacchiotto che un collega le ha rotto. Comincia a capire che gli altri sono simili a lui e hanno le stesse paure e gli stessi problemi. Il rapporto con lei è sicuramente cambiato, anche se lui vuole rimanere fedele a Bianca. Ma le tende la mano, ricerca il suo contatto. E questa volta non fa male, anzi è un calore protettivo.
A questo punto, Lars confida alla dottoressa di non essere sicuro che la terapia funzioni. Lars è di fronte al suo problema e attua la sua resistenza. Poi fa un agito, inscenando la malattia di Bianca per farla morire.
La comunità è incredula e spaventata dal dover abbandonare l'abitudine di quel delirio così accettato. La dottoressa spiega che è dipeso da lui "é lui stesso a condurre il gioco, lui l'ha trovata priva di conoscenza e lui ha deciso che sta per morire".
Lars decide di voler dormire nella camera rosa (quella che fu della madre) insieme a Bianca agonizzante: è un passaggio cruciale della sua vita. E' un ritorno nel ventre materno, un voler riprovare l'esperienza ma stavolta di esserne consapevole.
La vigilia della morte, le donne del paese si riuniscono a casa di Lars per assistere al passaggio. Egli è dispiaciuto che questo stia accadendo proprio con l'arrivo del bambino, ma è in realtà una necessità che succeda proprio ora. Le donne del paese rispondono che così è la vita. La vita è fatta di passaggi.
La giornata al lago è il momento finale del film: il momento del parto. Una scena delicatamente triste quella del bacio che suggella la fine e il pianto che decreta il dolore della separazione. Per la prima volta, Lars piange consapevolmente di sè e con sè.
La morte di Bianca, ripresa da lontano per rispettare il pudore di un fatto così privato, si svolge in acqua. L'acqua che dona la vita nel ventre e l'acqua che dà la morte. Nella morte di Bianca c'è la rinascita di Lars.
E il funerale è la celebrazione dellavita di Bianca/Lars così come testimoniano i vestiti festosi perchè Lars si riappropria della sua persona, a lungo imprigionata nel bozzolo di se stesso. Comincia ad avvicinarsi alla realtà, prendendo coscienza di ciò che ha intorno: accarezza il pancione della cognata e invita Margot a fare una passeggiata.
Ora vive.


2011


“Media con prudenza” è la nuova campagna del Moige rivolta ai bambini delle scuole elementari e ai loro genitori e insegnanti che si pone un duplice obiettivo: trasmettere ai bambini l’importanza di una fruizione responsabile dei media e creare un’azione di sistema e coordinamento con la scuola e le famiglie per educare i bambini ad un approccio corretto e consapevole al loro uso.
Realizzata con il contributo del Ministero del Lavoro, della Salute e delle Politiche Sociali e con il patrocinio della Polizia Postale e delle Comunicazioni, “Media con prudenza” si rivolgerà ai bambini attraverso uno spettacolo di burattini che, con un linguaggio semplice e accattivante, trasmetterà loro le buone regole per un uso corretto e responsabile di tutti i media, dalla Tv ai videogiochi, dal cinema alla lettura. Al termine dell’incontro i bambini potranno approfondire gli argomenti trattati con gli operatori Moige e riceveranno anche un fumetto che riproporrà la storia dei protagonisti del teatrino e offrirà consigli pratici per utilizzare al meglio e in modo sicuro i vari media. Genitori e insegnanti, invece, riceveranno un booklet informativo con consigli e suggerimenti pratici per dialogare con i bambini sul tema in questione e i genitori, in particolare, potranno partecipare agli incontri formativi pomeridiani che si svolgeranno presso le scuole durante i quali sarà presentato un corso in modalità e-learning con contenuti e approfondimenti sui temi oggetto della campagna. Il corso e-learning sarà disponibile anche sul sito dedicato all’iniziativa.
Alla campagna - che coinvolgerà 20 scuole in sei regioni (Lazio, Marche, Emilia Romagna, Lombardia, Toscana, Puglia), 6.000 bambini e 12.000 genitori e 150 insegnanti – è associato anche il numero verde dedicato 800.96.56.11 e un sito web a breve on line, www.mediaconprudenza.it, entrambi volti a fornire ulteriori informazioni sul tema affronatato e sulla campagna.
Ricordiamo, inoltre, che è sempre a disposizione il numero verde 800.93.70.70 a cui rispondono gli esperti dell’Osservatorio Media del Moige.

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